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    Riforma condominio: amministratori più professionali ma molti vuoti

    pubblicata il 15-10-2013


    Un convegno organizzato da Anaci analizza le novità

    La riforma del condominio porterà a una classe di amministratori più professionali e formati ma, allo stesso tempo, presenta una serie di criticità normative che rischiano di affollare i tribunali. E’ questo il giudizio contrastato che emerge dalle opinioni dei relatori che si sono alternati sul palco del Convegno giuridico 2013, organizzato dall’associazione giovanile dell’Anaci di Roma. Durante l’incontro c’è poi stato spazio per una comparazione europea della categoria, da cui è emerso che gli amministratori italiani sono tra quelli meno pagati, e uno sguardo sul futuro della professione, destinata a essere sempre più professionale e organizzata in studi specializzati.

    “La riforma del condominio ha rivoluzionato la vita degli amministratori condominiali - ha spiegato il presidente provinciale di Anaci Roma, Rossana De Angelis - non può più essere chiunque ma saranno dei professionisti che dovranno formarsi e mantenere un target formativo”. Anche De Angelis però sottolinea come ci siano alcuni punti della riforma che devono essere modificati, in particolare il quorum per eliminare le barriere architettoniche e la possibilità di recedere dal riscaldamento centralizzato in modo quasi automatico.

    A puntare il dito su quest’ultimo punto è anche il presidente di sezione della Corte di Cassazione, Roberto Triola: “La nuova riforma ha recepito alcuni orientamenti della Cassazione, ma in alcuni casi lo ha fatto in modo errato, come ad esempio per il riscaldamento centralizzato, ma ci sono diversi punti in cui potrebbero aprirsi contenziosi”.

    Uno degli aspetti che cambia maggiormente è quello della responsabilità civile dell’amministratore, come ha sottolineato il giudice del tribunale di Roma, Roberta Nardone: “Ora la funzione dell’amministratore viene identificata in modo professionale e ha obblighi nei confronti dei condomini e dello Stato, si è semplificato recependo alcune novità giurisprudenziali ma è difficile prevedere che impatto avrà, perché ci sono alcuni vuoti su cui il legislatore dovrebbe intervenire”.

    Un’altra novità su cui la norma interviene, anche qui in modo non del tutto completo, è quello dei cosiddetti super condomini: “Se ci sono più edifici e oltre 60 famiglie si elegge un rappresentante per ogni edifico per intervenire alle riunioni – riassume il magistrato della Corte d’appello, Franco Petrolati - ma non è chiaro se l’amministratore possa ricoprire questo ruolo, io credo di sì per la sue capacità e conoscenza della situazione ma non si capisce bene”.

    Dal punto di vista economico gli amministratori italiani sono tra i meno pagati in Europa, come ha evidenziato uno studio presentato dal presidente di Form.a.c.i., Francesco Caporilli: “In Germania si guadagnano in media 300 euro per unità immobiliare l’anno mentre in Italia appena 110 contro una media europea di circa 200, solo la Spagna fa peggio con una media appena sopra i 50 euro. Servirebbe una regolamentazione che introduca una tariffa minima, altrimenti il rischio è di avere scarsa qualità e professionalità con gli studi seri che non riescono più a prendere condomini”.

    Il compito di guardare al futuro della professione è stato affidato all’amministratore spagnolo Pepe Gutierrez: “Sarà un direttore d’orchestra che conoscerà tutti gli aspetti di un condominio, a capo di una squadra multi-disciplinare sempre alla ricerca di una riduzione della spesa: la strada sarà quella di fusioni tra amministratori singoli per creare grandi realtà”.

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